"La memoria della Seconda Guerra Mondiale si indebolisce."
Leonardo Casalino, professore di storia italiana moderna e contemporanea, spiega come si è evoluta la memoria della Seconda guerra mondiale in Italia.

Leonardo Casalino
Leonardo Casalino è professore di Storia italiana all'Université Grenoble Alpes dal 2005. Ha conseguito un dottorato di ricerca in storia contemporanea a Torino ed è oggi specialista delle culture politiche dell'antifascismo italiano, in particolare di Giustizia e Libertà.
Da alcuni anni collabora con l'attore e drammaturgo Marco Gobetti sul tema “come raccontare la storia”, scrivendo testi narrativi e teatrali.
Quale rapporto ha l’Italia alla memoria della Seconda Guerra Mondiale?
La cosa importante è che sono sempre più anziane le generazioni che hanno vissuto la seconda guerra mondiale. Quindi la memoria della seconda guerra mondiale in questo senso si indebolisce, e in generale si indebolisce la memoria della guerra. Si parla della guerra senza conoscere la guerra. Per fortuna ci sono ormai almeno 4/5 generazioni di italiani che non hanno mai conosciuto la guerra e alla loro volta, nelle loro famiglie, si sta perdendo il racconto di cos’è stata la guerra.
Faccio un esempio : io sono metà degli anni sessanta quindi vent’anni dopo la seconda guerra mondiale. Naturalmente tutti i racconti di quando ero bambino erano racconti della guerra - anche della prima, non solo della seconda. Quindi direi che la cosa fondamentale è che, al mio giudizio, nelle nuove generazioni è sempre più debole il ricordo della guerra.
Dentro questa esperienza della seconda guerra mondiale, la stessa cosa viene per la memoria della deportazione e per i campi di concentramento. Sono pochissimi testimoni ancora viventi di questa esperienza.
Perché i processi contro i criminali di guerra italiani sono stati così rari rispetto a quelli in Germania o in Francia ?
Sono stati più rari perché non c’è stato un coinvolgimento degli italiani, ad esempio nella vicenda della deportazione o dei campi di concentramento perché la deportazione degli ebrei e degli altri durante l’Occupazione è stata piuttosto gestita dai tedeschi - non ci sono stati dei generali italiani che hanno fatto questo.
C’è un’altra cosa : gli italiani sono stati i responsabili di alcuni crimini di guerra nei paesi che hanno invaso (l’Etiopia, l’Albania, la Jugoslavia) però in questo caso riguarderebbe processi che dovrebbero esser fatti in questi paesi li e non in Italia. Ma non ci sono stati casi di richiesta di estradizioni di una persona in particolare condannata per crimini di guerra.
Dalla Sua esperienza, la Resistenza italiana è oggi percepita come un movimento unitario o come un mosaico ?
Questa è molto complicata, anche qui la percezione della resistenza dipende dal trascorrere delle generazioni. La resistenza però è una questione ancora molto presente nel dibattito pubblico italiano, perché è uno dei temi attorno al quale è incentrato anche la polemica politica in Italia.
Quindi ci sono quelli che tendono a sminuire il ruolo della resistenza, tra coloro che invece continuano a trasmettere la memoria della resistenza, a celebrarla come un evento importante. L'evento è importante e poi si fanno delle distinzioni, nel senso che la resistenza è stato all'insieme un movimento unitario e poi dentro la resistenza ci sono state delle anime, delle correnti diverse. No, la memoria della guerra continua a dividere alcune regioni e gruppi politici in Italia. No, soprattutto la resistenza è quella che divide ancora gli anni della resistenza. Diciamo che coloro che più difendono, anche se ormai in generale il fascismo è condannato da tutti come esperienza, ma da coloro che lo condannano un po' più o meno si tende a sottovalutare la responsabilità dell'entrata in guerra, di cosa l'entrata in guerra ha contribuito. Però di se stesso non è proprio la memoria della guerra quella che divide gli italiani.
Quale opera della letteratura italiana sul tema della Seconda Guerra Mondiale ha avuto il maggiore impatto su di lei ?
Non ce n'è una sola. Per quanto riguarda il tema generale di cosa è stata quell'esperienza, ma anche soprattutto del rapporto tra tecnica e sterminio, la logica dello sterminio, naturalmente i sommersi e salvati di Primo Levi sono per me.


Allora, sulla seconda guerra mondiale hanno avuto molto effetto dei libri, credo che forse ne
avrò parlato anche in corso, non mi ricordo più, di un signore che si chiamava Nuto Revelli. Allora, Nuto Revelli era un ufficiale italiano che ha partecipato alla
seconda guerra mondiale e soprattutto all'esperienza drammatica in Russia, che è
sopravvissuto a quell'esperienza, a quel disastro che è stato, al massacro dei soldati italiani,
anche perché non aiutati poi da Roma, e che ha passato tutta la sua vita a raccontare la
memoria di che cosa è stata quell'esperienza della guerra, dell'orrore della guerra.
Come viene celebrata oggi la Festa della Liberazione (25 aprile)?
Come sempre, il 25 aprile ci sono quelle che si chiamano fiaccolate, nel senso che sono delle manifestazioni in cui si tiene in mano una fiaccola col fuoco, organizzate in quasi tutte le città italiane e poi con varie iniziative nelle scuole, nelle città, insomma, non ci sono cose specifiche. Comunque è ancora festa nazionale, quindi poi ci sono celebrazioni più ufficiali e meno ufficiali.
Esistono in Italia luoghi di memoria che simboleggiano sia la Resistenza sia la collaborazione fascista, e come sono percepiti?
Allora sì, esistono luoghi di mori che simboleggiano la resistenza, esistono dei luoghi che
possono essere sia delle zone, ad esempio in montagna o si rifugiavano, dove stavano insieme. Ad esempio qui in Piemonte, sulle montagne della provincia di Cuneo, si puo trovare delle cose interessanti. C'è un posto che si chiama Paraloop. Se si va appunto su quella che si chiama la Fondazione Nuto Revelli, su internet troverai tutto su paraloop. Paraloop era questo, 4-5 case su una montagna dove i partigiani dormivano, poi da lì facevano le loro azioni, è stata trasformata in un luogo della memoria della resistenza della Seconda Guerra Mondiale.
Che simboleggiano la collaborazione fascista? Ci sono visitabili alcuni scampi dove venivano tenuti gli ebrei, i prigionieri di guerra prima di essere mandati in Germania, che però appunto si possono visitare, ma non è che sono luoghi particolari.
Invece la nostalgia del fascismo si concentra soprattutto a Predappio. Predappio, che era la città dove è nato Mussolini, dove c'è la tomba di Mussolini. Predappio è un po' il centro della nostalgia di quel periodo.
Come sono evoluti i racconti sulla Seconda Guerra Mondiale in Italia ?
È meno testimonianza ed è più storia.
Per finire, Lei ha già sentito testimonianze della guerra?
Sì, è stata tutta la mia famiglia. Il mio nonno, il padre di mia madre, ha fatto la Prima Guerra
Mondiale, era nelle trincee. La Seconda Guerra Mondiale era troppo vecchia per fare la guerra, ma con mia nonna vivevano a Torino e quindi vivevano tutto il problema, il dramma dei bombardamenti. Mentre invece le loro figlie, tra cui mia madre, erano state trasferite nella casa di campagna della famiglia, dove viveva il resto della famiglia, perché i bombardamenti non si facevano in campagna, si facevano nelle grandi città.
Quindi ho tutti i racconti sia di mia madre, che era lì in campagna, sia dei miei nonni, ma anche degli altri nonni, che erano vicino a Torino durante il bombardamento. Poi il ricordo della fame, a un certo punto del 1944-1945. Poi mio padre e mia madre sono 34 e 38, quindi erano troppo piccoli.
Anche mio padre non ha fatto il soldato, perché era troppo piccolo per essere coinvolto nella
guerra, ma sicuramente il ricordo delle bombe, della fame e della distruzione. Poi ho
conosciuto anche persone che sono state nei campi di concentramento, persone che hanno
fatto i partigiani, anche i fascisti. Io sono nato nel 65, quindi gli adulti erano tutti passati per la guerra.
Adesso naturalmente non è più così, almeno speriamo.
Ringrazio ancora una volta il signor Casalino, che ha dedicato del tempo a rispondere alle mie domande e di cui ho avuto la fortuna di seguire i corsi e le conferenze.

